Il bisogno di farci prossimi

«Bisogna sporcarsi le mani e tuffarsi nell'infinito del nostro prossimo» con queste parole si chiude la presentazione del progetto 'Volontariato di Prossimità', fatta a noi dal Vicario Episcopale per la Carità e Giustizia Don Aniello Tortora
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Il bisogno di farci prossimi

Ieri, 14 marzo, è stato lanciato dall’ambone della Parrocchia Maria SS. Del Rosario (Pomigliano D’Arco, NA) un progetto: il Volontariato di prossimità. Un’idea che è maturata all’interno del Vicariato per la Carità e Giustizia della Diocesi di Nola e che è stata applicata per la prima volta nel contesto pomiglianese. A spiegarcene la nascita, la maturazione e il significato di questo modello caritativo, che mette al centro la comunità e le persone, è Don Aniello Tortora, Vicario Episcopale per la Carità e Giustizia

Cos’è e cosa significa il Volontariato di Prossimità?

Nel consiglio pastorale della parrocchia del Rosario, abbiamo deciso di applicare l’idea del ‘Volontariato di prossimità’. In questo periodo pandemico, i problemi sono aumentati. Ci sono tante solitudini, tante persone che nel bisogno di rispettare le restrizioni si sentono abbandonate a casa. Vorrebbero un sorriso, una telefonata, una presenza amica. A queste povertà, si aggiungono quelle antiche che caratterizzano il nostro territorio e per le quali la parrocchia è di fondamentale supporto: la disoccupazione, la criminalità organizzata, l’usura, lo sfilacciamento dei rapporti sociali. Ebbene, di fronte a questi bisogni vecchi e nuovi, il volontariato di prossimità si costituisce di un gruppo di volontari che accolgono i bisogni del nostro territorio e portandoli ‘nella casa tra le case’, ovvero la parrocchia, li smistano tra le diverse necessità spirituali, materiali e psicologiche che oggi stanno sempre più aumentando. Dunque, un modus operandi caritativo che ha come cuore il sempre verde valore della solidarietà cristiana, ma come logica la riscoperta di quella ‘mentalità del cortile’, che ha caratterizzato il passato e che sarà necessaria nella nuovo mondo digitalizzato. In fondo, il volontariato di prossimità vuole essere un punto di riferimento certo per tutte quelle persone che stanno vivendo questi tempi di forte confusione e fragilità.

Ma qual è lo spirito originario di questo progetto?

Il confronto costante con l’attualità ha sicuramente inciso nello stimolare la nascita di questa idea e la maturazione della sua prima applicazione. Ma è stata un’intuizione nata anche da un altro confronto, anch’esso sempre attuale e vivificante: il confronto con la Parola di Dio. Infatti, bisogna sempre coniugare la liturgia con la vita. Bisogna portare la vita sull’altare e portare l’altare nella vita. Altrimenti si può correre il rischio, da cristiani, di disincarnare le parole del nostro Maestro, il Signore Gesù. Ebbene, deve sempre risuonare nelle orecchie di chi ha fede la risposta di Cristo data allo scriba: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e amerai il prossimo tuo come te stesso». Quindi, in ogni nostro operare, in questo caso il ‘Volontariato di Prossimità’, si parte sempre dal Vangelo, rispettando la duplice dimensione dell’amore che vive il cristiano, ossia quella verticale e orizzontale. Un amore che certamente parte da Dio, ma non rimane nell’astrazione, e scende tra la gente. Un cristiano è grande quando riesce a vivere questo tipo di amore. Una parrocchia è davvero grande quando è animata da questo amore e lo trasmette, stando vicino alla gente.

Questo modello caritativo si fermerà solo a Pomigliano, oppure potrà estendersi ad altre parrocchie della diocesi?

Il ‘Volontariato di Prossimità’ è un esperimento che non si può, anzi si deve estendere a tutte le comunità parrocchiali della nostra diocesi. Dopo Natale 2020, abbiamo tenuto un incontro con tutti i direttori degli uffici che fanno capo al Vicariato per la Carità e Giustizia. Nell’elaborazione di questo progetto siamo partiti dalla lettera pastorale del Vescovo Francesco, ‘Da Emmaus alle nostre parrocchie’. In essa, risuona forte l’invito alle nostre comunità parrocchiali di continuare nell’attività di supporto, assistenza e promozione delle persone in questo periodo pandemico. Questo progetto, infatti, è stato pensato anche tenendo presente la diversa tipicità dei territori su cui la nostra diocesi si estende. Dunque, benché ci siano le zone più rurali e più industrializzate, quelle più urbanizzate e dedite alle attività commerciali, questo progetto è flessibile, perché ispirato dalla logica del cortile; che in altri termini è la logica di fare rete tra le persone di qualsiasi stato e gli altri soggetti (istituzioni, aziende, cooperative, associazioni, pro loco) attivi su qualsiasi tipo di territorio. Ovviamente, resta in questo progetto – che vede nella parrocchia un collante per il corpo sociale – fondamentale il rapporto tra parroco e comunità parrocchiale, tra team di volontari ed esperti del settore.

Ma che cosa significa fare rete tra le persone e i soggetti attivi del nostro territorio?

Fare rete può rappresentare non solo l'incontro tra i bisogni di diverse persone. Fare rete vuol dire anche dare voce a chi non a voce, una funzione che le parrocchie devono assolvere come non mai in questo periodo di forte difficoltà. Ebbene, il volontariato di prossimità è un modo attraverso cui le nostre parrocchie possono fare rete, ma anche un'opportunità per svolgere come comunità quell'operato di 'Profezia Incarnata', che a volte significa esercitare un sano pressing sulle istituzioni. Nell'esperimento che abbiamo lanciato a Pomigliano, nel progetto del 'Volontariato di Prossimità' applicabile in ogni parrocchia della nostra diocesi, dunque, non solo c'è la formazione dei volontari, l'incontro tra i diversi operatori dei settori economici e sociali, ma anche l'elaborazione di quelle richieste che solo un costante interfacciamento, fatto di incontri tenuti ogni quattro o cinque mesi con le istituzioni e le grandi agencies del nostro territorio, potrà dare spazio agli esclusi e margine ai miglioramenti nelle nostre comunità parrocchiali e civiche. 

Dunque se la Comunità Parrocchiale si prende cura delle persone e del territorio, qual è il ruolo delle Caritas Parrocchiali?

Il ruolo delle Caritas Parrocchiali in questo progetto è fondamentale. La Caritas Parrocchiale deve svolgere quel ruolo essenziale di accompagnamento e di sostegno a quanti vogliono dedicarsi al volontariato, e in questo caso al ‘volontariato di prossimità’. Infatti, le Caritas Parrocchiali rappresentano quei gruppi di volontari esperti, già formati e che sono in continua formazione, capaci di aiutare la formazione dei nuovi volontari con un elastico e veloce know-how. Grazie alla loro esperienza e al loro accompagnamento, aiuteranno quanti vogliono aderire al progetto a già entrare in una logica di gruppo, di comunità, di famiglia. Una logica d'amore che conferma e alimenta il bisogno di fare rete da cui parte il progetto e a cui tende puntare. 

Quanto conta la formazione per i volontari che faranno parte di questo progetto?

La formazione dei volontari, nell’ottica di questo progetto, è basilare. È vero, il volontariato di prossimità ha una natura aperta. Tutti, al di là delle sigle e della provenienza, possono prendervi parte. Ma non possiamo dimenticare l’importanza delle esperienze già vissute. La tradizione, un termine più antico per know-how, è importante. Per essere dei buoni volontari c’è bisogno di formazione, di analisi, di comprensione. Altrimenti, corriamo il rischio di agire senza capire e comprendere davvero le persone, i territori e i loro bisogni. Infatti, l’esperimento che lanciamo a Pomigliano D’Arco partirà il prossimo 19 marzo - festività di San Giuseppe che ci fa iniziare attraverso un bel augurio di paternità, di assunzione di responsabilità nei confronti del nostro territorio - con un ciclo d’incontri (on-line) di formazione. Diversi esperti si occuperanno di formare i volontari, tenendo presente gli aggiornamenti che la realtà ci impone. Dobbiamo ricordarci che il momento attuale non è solo difficile, ma anche ricco di sfide. Le nuove povertà, i nuovi vuoti, le nuove assenze si potranno riempire solo se le nostre comunità parrocchiali, se noi essere umani ci metteremo in prima linea e ci sporcheremo le mani, supportandoci a vicenda. Quindi, oggi è il tempo di sporcarsi le mani e di tuffarsi nell’infinito del nostro prossimo

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